È quanto emerge dal secondo report di monitoraggio della campagna "L'inclusione si fa solo insieme" promossa da LEDHA per far conoscere i contenuti della Legge regionale 25/22 sulla Vita indipendente
Gli operatori degli enti pubblici e delle realtà del Terzo settore chiedono un cambiamento dei servizi, delle modalità di presa in carico e di gestione delle persone con disabilità. Sono assistenti sociali, educatori, persone che a vario titolo lavorano nei Comuni, nelle Ats, negli Uffici di piano, o all’interno di associazioni, cooperative sociali o altri enti di terzo settore. Sono uomini e donne fortemente motivati, orgogliosi del proprio lavoro e che conoscono molto bene il mondo dei servizi. E chiedono un cambiamento.
È questo il dato più significativo che emerge dal secondo report della campagna “L’inclusione si fa solo insieme” promossa da LEDHA-Lega per i diritti delle persone con disabilità in collaborazione con CSVNet, Fand, Forum Terzo settore Lombardia e il Dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell’Università degli Studi Milano-Bicocca. Obiettivo della campagna è presentare la legge regionale 25/22 al maggior numero di persone e territori possibili. E al tempo stesso vuole essere un’occasione per far emergere quali possano e debbano essere i cambiamenti necessari per renderne effettiva l’implementazione.
“Le persone sono arrivate agli appuntamenti con livelli di conoscenza della norma molti diversificati -si legge nel report-. La partecipazione ai focus group e/o ai seminari è stata quini un'opportunità non solo per conoscere nel dettaglio la legge regionale 25/22, ma anche e soprattutto per confrontarsi sullo stato di salute del welfare sociale e territoriale per le persone con disabilità e sulle sue prospettive di sviluppo. Da questo punto di vista, la campagna ha raggiunto il suo principale risultato”.
Il report sintetizza i risultati emersi dai questionari online somministrati ai partecipanti e dai focus group condotti tra il 1° aprile e il 14 dicembre 2023, oltre che dai riscontri emersi dagli incontri e dai seminari pubblici. L’interesse e la partecipazione sono stati buoni: il numero totale dei partecipanti è di circa 1.500 persone. Complessivamente si sono svolti 55 incontri (27 focus group, 12 seminari pubblici e altri 16 incontri di altra natura), mentre ai questionari hanno risposto 307 persone.
Dall’analisi dei risultati emersi dai questionari emerge come la maggior parte dei rispondenti abbia partecipato all’iniziativa in qualità di operatore sociale, familiare di persona con disabilità e, in misura minore, in qualità di leader associativo. Otto su dieci hanno partecipato per conto o a nome di un ente: nel 44% dei casi un ente pubblico e nel 55% privato. Rispetto alle condizioni di vita delle persone con disabilità, è stato chiesto ai partecipanti di indicare una parola che la esprimesse al meglio, i termini che hanno ottenuto più risposte sono: “solitudine”, “complessa” e “isolati”.
Mentre, per quanto riguarda il diritto a scegliere dove e con chi vivere, l’80% del campione ritiene che le persone con disabilità che vivono in Lombardia non possano compiere scelte in merito, come invece è previsto dall’articolo 19 della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. Dalle risposte dei partecipanti ai questionari online, infine, emerge una forte richiesta di una profonda rivisitazione del funzionamento dei servizi per la residenzialità: il 64% ritiene necessaria una loro riforma complessiva.
Esiti analoghi sono emersi partecipanti ai 27 focus group che sono stati organizzati in diverse città su tutto il territorio regionale: Bergamo, Chiavenna, Cinisello Balsamo, Crema, Lecco, Olgiate Cremasco, Osnago, Travagliato, Viadana, Biassono, Castano Primo, Cremona, Erba, Lainate, Legnano, Lodi, Magenta, Milano, Pavia, Rozzano, Siziano, Terno, Trescore Balneario, Vimercate e Zogno. I 351 partecipanti sono prevalentemente rappresentante di enti pubblici (52%) o di enti del privato sociale (41%).
“Difficile rendere merito dalla ricchezza e della complessità poste in evidenza, in particolare di quelle fortemente connesse a questioni di carattere locale -si legge nel report-. In generale sono prevalse le osservazioni critiche e quindi le segnalazioni dei problemi de dei disagi vissuti dalle persone con disabilità, dai familiari e dagli operatori. Non sono mancati, però, gli interventi che in apertura mettevano comunque in risalto i ‘grandi passi in avanti’ che sono stati fatti e anche la considerazione che il mondo della disabilità stia vivendo una fase ‘vivace’ e ‘di fermento’, così come gli apprezzamenti per l’esistenza di una rete fra i diversi attori del welfare sociale territoriale”.
I focus group sono poi stati occasione per presentare e discutere della legge regionale 25/22. Gran parte dei partecipanti ha espresso un’opinione sostanzialmente positiva, pur esprimendo dubbi e perplessità legati soprattutto alla sua reale efficacia. Sono stati evidenziati, ad esempio, l’esigenza di informare e sostenere le persone con disabilità, il rischio di dover affrontare resistenze al cambiamento e un impianto amministrativo e burocratico elevato.
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