In vista della manifestazione del 16 aprile, il Forum Terzo Settore chiede al Governo a e a Regione più risorse, più programmazione e più confronto in merito alle politiche per la non autosufficienza
"Ci sta a cuore il benessere di tutte le persone con disabilità. Chiediamo più risorse, più politiche, più programmazione, più confronto". Con queste parole si apre il comunicato stampa che Forum Terzo Settore della Lombardia ha diffuso nei giorni scorsi a sostegno della manifestazione promossa da LEDHA-Lega per i diritti delle persone con disabilità e Fand Lombardia in programma il 16 aprile. Il Forum chiede più risorse, ma anche maggiore dialogo e confronto con le istituzioni per migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità.
Il Forum Terzo Settore della Lombardia prende atto della manifestazione promossa da molte associazioni di familiari di persone con disabilità che si svolgerà il 16 aprile. Nel riconoscerne le ragioni, vuole mettere in evidenza anche altri aspetti e problemi che toccano da vicino le persone con disabilità e le loro famiglie, ma anche gli enti locali oggi sempre più in affanno nel rispondere ad un progressivo aumento delle fragilità.
Al Governo e in particolare al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali chiediamo maggiori risorse per poter attuare effettivamente quanto previsto dal Piano nazionale per la non autosufficienza approvato a fine settembre 2022.
Al presidente Fontana chiediamo di condividere questa nostra richiesta e portarla in discussione nella Conferenza Stato-Regioni.
Sul fronte regionale, dopo anni di intenso lavoro che ci ha visto impegnati ai tavoli di regione Lombardia in tema di non autosufficienza e disabilità, per fronteggiare dapprima l’emergenza pandemica ed economica, e, contemporaneamente per portare le nostre proposte, basate sull’esperienza, nel disegno delle politiche sociali e socio sanitarie dei territori, abbiamo visto ultimamente l’interruzione del coinvolgimento delle nostre rappresentanze e di ogni interlocuzione con l’Assessorato al Welfare di Bertolaso. Questo atteggiamento ha bloccato di fatto i luoghi del confronto, anche quello interdirezionale che vedeva coinvolti sia l’assessorato alla disabilità sia quello al welfare.
Per questo chiediamo all’assessorato al Welfare che si riprendano i luoghi e i momenti di confronto per poter finalmente procedere con una necessaria rivisitazione della rete dei servizi e dei sostegni, a partire da quelli pensati per le persone con disabilità, regolata da norme che hanno oltre 20 anni e che sono poco coerenti con i bisogni e le necessità delle persone e nemmeno con i nuovi atti normativi quali la Legge Regionale 25/22 in tema di vita indipendente e la Legge 227/21 in tema di progetto di vita.
Queste norme generali, che mettono in primo piano, giustamente, le scelte e le aspettative delle persone con disabilità, devono essere accompagnate da una profonda riforma delle norme che regolamentano i servizi, altrimenti tutto si riduce a semplici enunciazioni di principio, che nemmeno maggiori contributi economici trasformeranno in vera possibilità di autonomia e di scelta per tutte le persone con le loro diverse disabilità.
Norme e principi che, per essere tradotti in risposte ai bisogni, richiedono anche personale con qualifiche sociali e socio sanitarie, per la cui carenza non vediamo alcuno sforzo da parte di regione Lombardia per incentivare realmente le professioni sociali e socio sanitarie in modo da rendere nuovamente attrattivo questo settore.
Chiediamo quindi più risorse ma anche maggior dialogo e confronto per incrementare la qualità della vita delle persone con disabilità!
Non ci vogliamo preoccupare solo di aspetti sanitari e di mera tutela, col rischio di vedere mortificata l’attività inclusiva, che è il compito e la finalità principale di tutti i servizi sociali e socio sanitari, dai più leggeri ai più strutturati.
Siamo convinti dell’importanza di sostenere i caregiver famigliari e tutte le forme di deistituzionalizzazione, così come che servano maggiori risorse perché nessuna persona con disabilità rimanga senza supporti e perché il lavoro di cura venga riconosciuto anche dal punto di vista economico, alla luce dei recenti rinnovi contrattuali di tutte le maggiori associazioni di rappresentanza.
Rimaniamo altrettanto convinti che senza una filiera di servizi strutturata, ben organizzata e professionale, i sostegni economici siano insufficienti, e, per non poche persone con disabilità, non si traducano in un reale diritto di scelta, di partecipazione, di inclusione.
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