Fonte www.italianonprofit.it - All’interno del progetto di ricerca Riforma in Movimento si vuole andare a creare un dialogo con le istituzioni per accompagnare la Riforma del Terzo Settore nella sua crescita il più possibile positiva e adeguata. Il Dott. Roberto Speziale, Presidente nazionale di Anffas, condivide con Italia non profit l’esperienza di Anffas.
Qual è, a suo avviso, l’elemento più innovativo/promettente della nuova legislazione sul Terzo Settore (Codice del Terzo Settore, Impresa Sociale, 5×1000, Servizio Civile Universale)?
La Riforma del Terzo Settore nasce con il dichiarato obiettivo di sostenere l’autonoma iniziativa dei cittadini che, anche in forma associata, concorrono a perseguire il bene comune e ad elevare i livelli di cittadinanza attiva e di coesione sociale, favorendo la partecipazione, l’inclusione ed il pieno sviluppo della persona. In tale ottica è riconosciuto anche il valore e la funzione sociale degli Enti di Terzo Settore quali espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo. Non si tratta, quindi, di una mera congerie di norme a cui uniformarsi, per ottenere ora questo ora quell’altro beneficio o riconoscimento, ma di un processo ri-fondativo che, partendo da solidi e storici ancoraggi valoriali, offre al mondo del volontariato, dell’associazionismo e dell’economia sociale la grande opportunità di ri-pensarsi ed innovarsi, nonché agire in sinergia ed in modo sussidiario con lo Stato, le Regioni, le Province autonome e gli enti locali per perseguire finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale.
Qual è l’elemento che più la preoccupa riguardo la nuova legislazione sul/ Riforma del Terzo Settore?
Ad oltre quattro anni dall’adozione dei suoi decreti legislativi attuativi, la Riforma non vede ancora completi tutti i relativi atti applicativi. Il previsto Registro Unico del Terzo Settore non risulta ancora attivo; alcuni chiarimenti sulla nuova fiscalità tardano ad arrivare. Risultano ancora presenti troppe rigidità normative ed inutili restrizioni, soprattutto per le Organizzazioni di Volontariato ed per le Associazioni di Promozione Sociale, che rischiano di snaturarne la fisionomia e le precipue caratteristiche.
Sostenibilità, trasparenza e democraticità sono gli assi principali su cui si è mossa la Riforma, crede che siano stati ben strutturati e articolati all’interno di essa? Tra questi, quali pensa debba essere maggiormente promosso tra gli enti del Terzo Settore?
La Riforma, opportunamente, pone all’intero mondo Terzo Settore l’importante sfida di dotarsi di nuovi e diversi strumenti di Accountability. Questo per rendere ancora più evidente e misurabile il livello di democraticità, trasparenza ed eticità. L’aspetto reputazionale diviene quindi centrale anche nell’attrazione di risorse provenienti da donazioni ed erogazioni liberali. Il manuale di qualità ed autocontrollo; il bilancio sociale; la valutazione di impatto sui contesti e sulle comunità, debbono rappresentare pertanto gli strumenti che tutti gli Enti del Terzo Settore devono riporre nella loro “cassetta degli attrezzi”, imparando a farne buon uso, unitamente all’acquisizione di nuove ed evolute competenze in termini di Capacity Building.
Qual è stato il ruolo della sua rete/ente nell’informare e comunicare agli associati le principali novità, opportunità ed adempimenti della Riforma del Terzo settore?
L’impegno è stato rilevante e centrale, forse anche determinante nell’orientare l’intera rete soprattutto nel far cogliere gli elementi valoriali della Riforma e la sua portata innovativa. Vincente si è dimostrata la scelta di dedicare al tema un’apposita iniziativa progettuale dal titolo “ETS sviluppo in rete” che ha coinvolto l’intera compagine associativa.
Quanto è stato impegnativo seguire l’evoluzione della Riforma del Terzo Settore?
Piuttosto che impegnativo lo definirei complesso ma, allo stesso tempo, si è trattato di un percorso esaltante e stimolante.
L’avvio della Riforma è stata l’occasione per un ripensamento della missione oltre che di un adeguamento della struttura giuridico e organizzativa della sua associazione?
Anffas si è profondamente ri-pensata e ri-organizzata grazie all’opportunità offerta dalla Riforma. Infatti, l’Associazione, dopo aver seguito un percorso di partecipazione democratica che ha coinvolto, per lunghi mesi, l’intera compagine associativa, è pervenuta ad un nuovo complessivo e condiviso assetto che la vede proiettata verso la configurazione di “rete associativa”. Nella nuova configurazione Anffas sarà formata esclusivamente da Enti di Terzi Settore nelle loro diverse accezioni: Organizzazioni di volontariato; Associazioni di Promozione Sociale (maggioritarie); cooperative sociali ed imprese sociali; altri ETS; gruppi sportivi ed Enti Filantropici.
Ritiene che gli art.55 e 56 del CTS, nonché la recente sentenza n.131/2020 della Corte costituzionale possano aprire per la sua organizzazione nuove opportunità di dialogo istituzionale nonché l’avvio degli strumenti di co-programmazione e co-progettazione con la Pubblica Amministrazione?
Sì, assolutamente.
Come valuta la definizione sul piano normativo della figura del “volontario”? Il nuovo status del volontario definito dal Codice può essere uno strumento utile a qualificare meglio l’opera dei volontari?
Sì, assolutamente.
L’ex ministra Catalfo ha recentemente annunciato la prossima approvazione del Regolamento delle “attività diverse”. Pensa che questa innovazione, contenuta nell’art. 6 del CTS, possa facilitare lo sviluppo di “attività diverse” nella sua organizzazione, come leva per finanziare le attività di interesse generale?
Sì, assolutamente.
Reputa opportuni e necessari un monitoraggio e una valutazione continuativi dello stato di attuazione della Riforma del Terzo Settore?
Sì, assolutamente.
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