Terza categoria più odiata su Twitter, ma prima per numero di tweet negativi totalizzati, le persone con disabilità diventano inaspettatamente bersaglio di odio. Lo rivela l'indagine promossa da "Vox - Osservatorio italiano sui diritti"
Nel secondo anno della pandemia da Covid-19 l’odio online diminuisce, ma si radicalizza. Colpisce soprattutto le donne che lavorano, le persone con disabilità e le persone di fede musulmana. Sono alcuni dei principali risultati della sesta edizione della “Mappa dell’intolleranza”, un progetto ideato da “Vox – Osservatorio italiano sui diritti” in collaborazione con l’Università Statale di Milano, l’Università “Aldo Moro” di Bari, La Sapienza di Roma e “It’s Time” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
La mappatura consente l’estrazione e la geolocalizzazione dei tweet che contengono parole considerate sensibili e mira a identificare le zone dove l’intolleranza è maggiormente diffusa, concentrandosi in particolare su sei gruppi (donne, persone omosessuali, migranti, persone con disabilità, ebrei e musulmani) cercando di rilevare il sentimento che anima le “comunità” online ritenute significative per la garanzia di anonimato che spesso offrono e per l’interattività che garantiscono.
Come per l’analisi dello scorso anno, anche nel 2021 la rilevazione, che ha riguardato il periodo gennaio/ottobre, ha attraversato il periodo della pandemia, con una prima fase che ha visto l’Italia ancora parzialmente in lockdown e l’uscita pian piano dalla fase più strettamente emergenziale. Complessivamente sono stati raccolti più di 797mila tweet, dei quali oltre 550mila negativi (il 69% del totale, contro il 31% di tweet positivi). Rispetto al 2020 sono stati raccolti meno tweet, ma è cresciuta significativamente la percentuale di quelli negativi, segno, secondo Vox, di una radicalizzazione del fenomeno.
A questa prima peculiarità se ne aggiunge una seconda, che identifica un allargamento dei target di odio online. Cinque categorie su sei sono interessate da tweet negativi e discriminatori: le persone con disabilità (16,43%) che hanno ricevuto più tweet negativi di tutte le altre; le persone omosessuali (7,09%); gli ebrei (7,60%); le donne (43,70%) e le persone di fede musulmana (19,57%).
Terza categoria più odiata su Twitter, ma prima per numero di tweet negativi totalizzati, le persone con disabilità diventano inaspettatamente bersaglio di odio. Su un totale di 797mila tweet estratti, più di 118mila riguardano le persone con disabilità. Di questi, più di 90mila sono tweet “negativi”. Demente, mongoloide, cerebroleso, handicappato sono alcuni dei termini più utilizzati. “Ma spesso le parole usate in modo dispregiativo e caratterizzanti la disabilità sono rivolte ad altre categorie, sintomo di un lessico venato di frustrati stereotipi”, si legge sulla scheda che Vox ha dedicato alla disabilità.
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