La mancanza di indicazioni tecniche e operative per la realizzazione dei Peba ne ha frenato l'adozione da parte dei Comuni. Il nuovo documento regionale punta a superare questi limiti
Il 23 novembre scorso, Regione Lombardia ha deliberato le nuove Linee guida regionali per l'elaborazione dei Peba, acronimo che sta per "Piano per l'eliminazione delle barriere architettoniche". La Legge finanziaria n. 41 del 1986 ha introdotto l’obbligo per i Comuni di elaborare i Peba. Sebbene siano passati più di 35 anni dall'appovazione della norma, sono ancora poche le municipalità che si sono dotate di un Piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche: un censimento realizzato dall'Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci) evidenzia come il 94% dei Comuni lombardi non sia dotato di un Peba e tra quelli che si sono dotati di questo strumento, il 75% non ha realizzato le opere o le ha realizzate solo in parte.
Tra le molteplici ragioni di questo mancato adempimento da parte dei Comuni vi è anche la mancanza di indicazioni tecniche e operative per la loro redazione. Le Linee guida di Regione Lombardia rappresentano un supporto metodologico per accompagnare i Comuni nella predisposizione e adozione di questi Piani. Contribuiscono inoltre a diffondere la cultura e le competenze necessarie alla redazione di progetti per una città accessibile a tutti.
Dal Peba al Piano per l’accessibilità, usabilità, inclusione e benessere ambientale
C’è una grande differenza fra eliminare delle “barriere” e progettare accessibile e in modo inclusivo. Si tratta di un cambio di paradigma: il passaggio da un concetto negativo a uno positivo. Non bisogna porsi nell’ottica di eliminare un insieme di elementi problematici, ma in quella di progettare -o riprogettare- considerando le diversità individuali e sociali del maggior numero di persone possibile, cittadini e visitatori occasionali delle nostre città, considerando tra i requisiti progettuali ogni fattore che può incidere nel promuovere il benessere ambientale, la bellezza e la vitalità dei territori.
Tali piani non devono essere considerati come mero adempimento burocratico, censimento sterile di barriere esistenti e schedature che fotografano lo stato di fatto, rischiando di divenire obsolete, prima di riuscire a realizzare progetti e interventi.
In queste Linee guida si è cercato di andare oltre l’approccio burocratico e ormai superato dei Peba, cercando di coniugare progettazione accessibile e inclusione sociale dei cittadini, benessere ambientale e vivibilità dello spazio pubblico della città. Questo approccio è rimarcato anche nel titolo: "Linee guida per la redazione dei Piani per l’accessibilità, usabilità, inclusione e benessere ambientale".
Tre concetti cardine delle linee guida
Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, i principi dell'Universal Design e la recentissima norma UNI CEI EN 17210:2021 sono stati i riferimenti principali per la messa a fuoco degli obiettivi, della metodologia e dei contenuti delle Linee guida che poggiano su un concetto fondamentale. Quello di una città per tutti.
Pensare a costruire una città accessibile e inclusiva, non rappresenta solo un intervento volto a migliorare la qualità di vita e l’integrazione sociale di un determinato gruppo sociale (bambini, giovani, adulti e anziani) o di persone con disabilità, ma significa anche migliorare e facilitare la qualità di vita di tutta la comunità (persone che spingono passeggini con bambini, persone anziane che vedono ridursi progressivamente la mobilità/agilità o la percezione visiva/uditiva, persone obese, coloro che vivono temporaneamente situazioni di mobilità ridotta, donne in gravidanza,...).
La dimensione dell’accessibilità, dell’usabilità e del benessere hanno tutte come riferimento lo spazio di vita, che è per eccellenza “la città” ovvero lo “spazio pubblico”, luogo delle relazioni e della partecipazione, luogo dell’identità e luogo del riconoscimento della comunità. I Piani per l’accessibilità richiedono da parte delle pubbliche amministrazioni specifica attenzione e risorse adeguate anche perché tali piani rappresentano un investimento e una ricchezza per il territorio capaci di produrre efficienza e funzionamento per cittadini, turisti e visitatori occasionali.
Il secondo concetto cardine è quello di un Piano per la sostenibilità ambientale integrata alla sostenibilità sociale, inteso come opportunità per rilanciare e investire sull’attrattività turistica e la bellezza delle città lombarde; per generare spazi pubblici vitali, accoglienti, sicuri e reti di mobilità dolce e fruibile dal maggior numero di persone possibile. Obiettivi prioritari saranno quindi quelli di garantire la mobilità personale e la realizzazione di reti di percorsi fruibili tra i luoghi di maggior interesse e attrattività per il cittadino e il visitatore occasionale (ad esempio i luoghi dei servizi sociali, sanitari, storico-culturali, sportivi, ricreativi, scolastici), favorendo sinergie e aggregazioni anche tra diversi Comuni. Una migliore accessibilità e fruibilità/usabilità dell’ambiente favorisce la sicurezza, la gradevolezza, il benessere, la qualità della vita di persone anziane, bambini, famiglie in generale.
Il terzo concetto cardine, connesso ai precedenti, è quello di configurare questi Piani come opportunità per rilanciare l’attrattività dei territori e promuoverne l’economia e il turismo. Come sottolineato nelle “Linee guida su politiche integrate per città accessibili a tutti” elaborate dall’Istituto nazionale di urbanistica nel 2019, "il turismo accessibile può costituire una leva per riattivare processi di sviluppo locale in aree interne e marginali del nostro Paese, e per innalzare la qualità dell’abitare. Gli interventi di miglioramento dell’accessibilità ad attrezzature e patrimoni culturali non possono limitarsi alle sole condizioni di fruibilità interna a singoli siti, contenitori e servizi. Devono inquadrarsi in progetti estesi e integrati, sviluppati a una scala idonea a connettere territori, tessuti urbani, edifici, eccellenze storiche, enogastronomiche, turistiche ed economiche". La pianificazione e realizzazione dello spazio pubblico delle città in tal modo genera benessere e attrattività, in virtù della sua compiuta accessibilità, fruibilità, sicurezza e vitalità dei suoi territori.
Due strumenti dedicati
“Nessuno lasciato indietro” è un impegno della dichiarazione delle Nazioni Unite sull’Agenda 2030. L’accessibilità è un modo di investire nella società come parte integrante del programma di sviluppo sostenibile. Queste linee guida intendono accogliere non solo il dettato normativo sul superamento delle barriere e la progettazione accessibile, ma indirizzare verso una visione più ampia, partecipata e coordinata, mettendo al centro la dimensione sociale, il valore della relazione e della partecipazione sociale dei cittadini tutti.
Per cercare di avvicinare questo obiettivo complesso si è provato in primo luogo a innovare il processo e gli strumenti di pianificazione e progettazione. Seguendo l’approccio Design for All indicato dalla Comunità Europea, è raccomandato un processo sin dall’inizio partecipativo, capace di coinvolgere tutti gli attori - decisori e portatori di interesse. L’elaborazione del Piano è stata concepita come un’opportunità da cogliere per strutturare all’interno di ogni Comune due strumenti permanenti, uno dedicato alla consultazione e partecipazione della comunità (cittadini con disabilità, persone anziane, bambini, giovani,..) e l’altro al coordinamento e al supporto tecnico.
Tali strumenti sono funzionali ad accompagnare tutte le fasi di elaborazione del Piano, ed in seguito, si configurano come strumenti che continuano ad agire nel tempo per il monitoraggio del Piano e per la promozione di politiche e progetti in chiave accessibile e inclusiva.
I due strumenti sono stati così identificati:
Mentre si elabora il Piano
Prendendo spunto da alcune buone prassi di Peba elaborati in alcune città -contemporaneamente all’elaborazione del Piano- si richiede nelle Linee guida di promuovere azioni e progettualità che mirino concretamente a sostenere e vitalizzare il percorso verso la città accessibile e inclusiva, quali:
Caratteristiche e metodologia del Piano
Queste linee guida non contengono prescrizioni tecniche, dimensioni minime o standard (tipo DM 236/89) ma sono prestazionali, cioè forniscono indicazioni sulla metodologia e sul processo utile per avviare e strutturare il cosiddetto PEBA cittadino. Le indicazioni metodologiche e le caratteristiche individuate dalle linee guida per lo sviluppo del Piano per l’accessibilità, usabilità, inclusione e benessere ambientale sono in sintesi le seguenti:
Strutturazione del Piano
Per facilitare la redazione del Piano le linee guida presentano un’articolazione in Fasi dell’iter di elaborazione, che si sviluppa dalla fase preliminare alla definizione delle strategie e degli obiettivi, all’analisi delle criticità realizzata contestualmente all’individuazione delle soluzioni progettuali. Le ultime due fasi sono focalizzate all’elaborazione del Piano e alla programmazione delle priorità e si conclude con la presentazione del Piano alla cittadinanza.
Le Linee Guida sono state elaborate da: arch. Armando De Salvatore del CRABA - Centro regionale per l’accessibilità e il benessere ambientale di LEDHA, arch. Isabella Steffan, dott.ssa Roberta Amadeo (per ANCI Lombardia), con il supporto di Polis Lombardia (per Regione Lombardia).
Armando De Salvatore
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