«Alla fine del primo giorno trascorso a casa mia appena ho appoggiato la testa sul cuscino e ho pensato: “Bingo. Ho fatto bingo”. Per me è stata una grande conquista»: Sabrina ha 36 anni e la spina bifida, con un livello di lesione medio grave. Per lei, arrivare a poter vivere da sola, lasciando la casa dei genitori, è stato un traguardo conquistato centimetro dopo centimetro. «Ho maturato questa decisione circa un anno fa. I miei genitori stanno diventando anziani e gestire una persona con la mia patologia non è semplice: non voglio più pesare su di loro. Non è stato semplice trovare una casa adatta alle mie esigenze, e anche quando l’ho trovata, ho dovuto fare dei lavori per adattarla. La strada si è spianata un po’ alla volta, anche grazie alla mia determinazione».
La storia di Sabrina è una delle tante esperienze di persone con disabilità che provano a “vivere come vogliono”, esercitando il proprio diritto a una vita indipendente, a scegliere dove e con chi vivere, come trascorrere il proprio tempo libero, a quali hobby e passioni dedicarsi. Troppo spesso, infatti, le persone con disabilità vengono ancora “viste” solo per il loro “handicap”, per la loro compromissione: una visione che inevitabilmente porta con sé anche l’idea secondo cui le persone con disabilità (in particolare intellettiva) non abbiano desideri e bisogni personali e che, di conseguenza, debbano accontentarsi di prospettive che altri hanno immaginato e deciso per loro.
La Federazione lombarda LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità) vuole cambiare questa percezione e contribuire a una riflessione collettiva sul diritto all’autodeterminazione per tutte le persone con disabilità, a prescindere dal bisogno di sostegno e dalla tipologia di compromissione. Lo ha fatto nel corso dell’ultimo mese anche con lo spot radiofonico Ho un piccione in testa?, trasmesso sulle frequenze di Radio Lombardia, Radio Marconi e Radio Popolare e con l’organizzazione di due seminari (visibili sul canale YouTube della LEDHA stessa) [dello spot e dei seminari si legga già anche su queste pagine, a questo e a questo link, N.d.R.].
Una riflessione, questa, che si inserisce nell’àmbito della campagna Voglio vivere come dico io, lanciata nel dicembre 2020 per supportare il Progetto di Legge Regionale Politiche di welfare sociale regionale per il riconoscimento del diritto alla vita indipendente e all’inclusione sociale di tutte le persone con disabilità, presentato dalla LEDHA al Consiglio Regionale della Lombardia, con l’obiettivo di garantire il diritto alla vita indipendente a tutte le persone con disabilità, in modo particolare a chi ha bisogno di maggior sostegno e alle persone che fanno maggior fatica a esprimere le proprie preferenze e a vederle riconosciute. Anche a chi non ha a disposizione le risorse che Sabrina ha cercato e trovato lungo il suo percorso verso l’autonomia.
Nel suo percorso verso la vita indipendente, infatti, Sabrina ha potuto contare sull’appoggio di alcune Associazioni del territorio e sull’incoraggiamento dei genitori che l’hanno sempre supportata nella sua scelta. La donna lavora al CUP (Centro Unico di Prenotazione) dell’Ospedale San Gerardo di Monza, suona il pianoforte e il flauto e in casa, ammette, ci sta poco.
La misura della possibilità di vivere una vita indipendente è data (anche) dalle piccole cose: «Ma mi piace il fatto – dice – di avere i miei oggetti: le mie stoviglie, il mio letto, il mio comodino. Che ho scelto in base ai miei gusti. Ora gestisco in autonomia anche i soldi del mio stipendio. In questo momento non ho la certezza di farcela, ma ci voglio provare». (I.S.)