«Stride e sconcerta la modalità con cui il Comitato allinea tutti i servizi rivolti alle persone con disabilità non collocati nella comunità con il concetto di istituzionalizzazione/detenzione e, quindi, accomunando tali servizi a luoghi di detenzione e maltrattamento»: così si legge nel documento di analisi e commento elaborato dal Centro Studi Giuridici e Sociali di Anffas Nazionale rispetto alle “Linee Guida sulla deistituzionalizzazione, anche in caso di emergenza” adottate nell'ottobre 2022 dal Comitato Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Le Linee Guida si prefiggono di rappresentare uno strumento utile per sostenere gli Stati parte a realizzare il diritto delle persone con disabilità a vivere in modo indipendente e ad essere incluse nella comunità, nonché a porre le basi per la pianificazione di processi di deistituzionalizzazione e di prevenzione all'istituzionalizzazione.
Data l'evidente importanza che tale iniziativa porta con sé nell'attuazione di politiche inclusive per le persone con disabilità, Anffas ha ritenuto necessario, anche per evidenti ragioni di trasparenza e correttezza, esprimere il proprio parere e - seppur aderendo in toto ai contenuti della Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD) e convinta che questi rappresentino e prefigurino mete di progresso pacifico, civile, equo, sostenibile e inclusivo valevoli per l’intera umanità - anche perplessità e preoccupazioni per alcuni passaggi delle succitate Linee Guida.
In particolare, «le Linee Guida - si legge ancora nel documento Anffas - considerano che tutto ciò che non sia inteso e organizzato come servizio di comunità sia da considerarsi luogo di istituzionalizzazione e detenzione; in sostanza, secondo tale apodittica lettura, l’intero sistema dei servizi alla persona attivo nel nostro Paese è da considerare estraneo al concetto di sostegno basato sulla CRPD.»
Ciò porterebbe, di conseguenza, il rischio che alcuni possano vedere nelle Linee Guida l’occasione per dimostrare l’infattibilità e l’irrealtà delle mete stabilite dalla CRPD.
«In tal senso, riteniamo che il Comitato, nello svolgimento della sua preziosa e insostituibile attività - dichiara il Presidente di Anffas Nazionale, Roberto Speziale - debba comprendere aspetti di modularità e progressività nelle azioni degli Stati parte, potenziando semmai l’attività di monitoraggio e denuncia rispetto ai comportamenti dilatori.»
Si tratta, dunque, di una serie di passaggi ritenuti problematici e rispetto ai quali, con questo documento - che Anffas porrà all’attenzione dello stesso Comitato CRPD, unitamente alle principali organizzazioni di riferimento a livello internazionale - si auspica l’avvio di un confronto ampio e partecipato ad ogni livello nonché la definizione di politiche, piani e programmi coerenti con la CRPD e l’attività del Comitato, che tengano comunque in debito conto anche le specificità e peculiarità a livello nazionale.
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