«In un quadro estremamente frammentato della nostra società – scrive Alessandro Manfredi -, l’orizzonte che la Regione Lombardia ha tracciato con la Legge Regionale 25/22 sulla Vita Indipendente si prefigge l’obiettivo di superare le condizioni di isolamento ed emarginazione delle persone con disabilità, favorire la loro partecipazione allo sviluppo sociale ed economico della propria comunità, e quindi attivare ruolo e responsabilità delle comunità nei processi di emancipazione delle stesse persone con disabilità»
La crisi pandemica, la guerra in Ucraina e il recente conflitto in Palestina hanno messo in evidenza come le persone più colpite siano quelle più fragili e tra queste le persone con disabilità. Risulta quindi chiaro che, nell’ottica di rafforzare il ruolo dei territori nello sviluppo delle politiche sociali, occorra rafforzare quelle politiche indirizzate verso le persone che hanno maggiore fragilità.
In quest’ottica, per LEDHA [Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, N.d.R.] il mondo che cambia deve andare nella direzione di una completa inclusione e di una maggiore autonomia di tutte le persone con disabilità. Questo in un quadro internazionale in cui i riferimenti per le persone con disabilità sono quelli definiti dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, recepita dal Governo Italiano e quindi Legge 18/09.
In un arco temporale come quello previsto, ma noi ci auguriamo inferiore, occorre puntare in Lombardia alla piena attuazione della Legge Regionale 25/22 (Politiche di welfare sociale regionale per il riconoscimento del diritto alla vita indipendente e all’inclusione sociale di tutte le persone con disabilità) e degli elementi qualificanti che la caratterizzano, destinando risorse sufficienti a sostenere gli obiettivi che si prefigge.
Il tema delle risorse è senza dubbio una delle questioni principali: quelle a oggi destinate a sostegno della legge, infatti, sono appena sufficienti a implementare i Centri per la Vita Indipendente, così come sono stati previsti dalla Delibera della Giunta Regionale della Lombardia n. 984 del 25 settembre 2023.
Servono quindi ulteriori risorse per personalizzare gli interventi a favore delle persone con disabilità, che devono inquadrarsi in quello che è lo strumento principale per realizzare tale obiettivo: il progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato che deve essere in grado di sostenere le capacità di scelta ed essere in grado di rafforzare le possibilità di vita autonoma.
Le risorse devono poi essere ricondotte al “budget di progetto”, strumento che deve essere in grado di sostenere le scelte individuali indirizzate a percorsi di vita autonoma che non necessariamente devono essere incardinati nel sistema dei servizi presenti nel territorio. Il budget di progetto, inoltre, deve garantire la continuità dei sostegni lungo tutto l’arco della vita e in particolare nei momenti di transizione.
Pensando alla promozione di investimenti sociali per il rafforzamento dei servizi che accrescano le opportunità di empowerment [crescita dell’autoconsapevolezza, N.d.R.], di sviluppo delle potenzialità personali e dell’autonomia dei singoli e del nucleo familiare, non possiamo non pensare a una revisione del sistema dei servizi oggi destinato alle persone con disabilità, nell’ottica di una loro progressiva deistituzionalizzazione.
Questo per noi significa definire come obiettivo e orizzonte di senso dell’azione di tutte le Unità di Offerta quello della promozione e del rispetto del diritto alla vita indipendente e all’inclusione sociale di tutte le persone con disabilità inserite nei servizi, come perno del cambiamento necessario rispetto alla situazione attuale.
Altra azione dev’essere quella di indicare il primato del Progetto di Vita nel definire i programmi di intervento e i percorsi di vita delle persone all’interno delle Unità di Offerta. Occorre, in questo senso, una progressiva evoluzione dei servizi semiresidenziali verso centri multiservizi per la vita indipendente e l’inclusione sociale delle persone con disabilità, in connessione con i Centri per la Vita Indipendente. Parallelamente, anche le Unità di Offerta residenziali devono evolversi da servizi a luoghi di abitazione: da residenze a residence, da comunità a case.
Ultimo, ma non meno importante, l’abbandono dell’attuale sistema di monitoraggio e controllo del funzionamento delle Unità di Offerta, in favore di uno basato sul benessere e la qualità di vita delle persone, sulla loro reale autodeterminazione e inclusione sociale.
In un quadro estremamente frammentato della nostra società, l’orizzonte che Regione Lombardia ha tracciato con la citata Legge Regionale 25/22 si prefigge l’obiettivo di superare le condizioni di isolamento ed emarginazione delle persone con disabilità, favorire la loro partecipazione allo sviluppo sociale ed economico della propria comunità, e quindi attivare ruolo e responsabilità delle comunità nei processi di emancipazione delle persone con disabilità stesse, rafforzando in tal modo un principio di solidarietà che può contribuire a ricostruire la società.
Tutto questo per potere realizzare l’obiettivo della vita indipendente, la vera parola chiave che noi individuiamo dentro questo percorso. Vita indipendente che si traduce nella libertà di scelta di dove vivere e con chi vivere, realizzando la piena partecipazione e una vera inclusione nella società per tutte le persone con disabilità.
Di Alessandro Manfredi, presidente della LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). I contenuti del presente contributo di riflessione (già apparso in “Persone con disabilità.it” e qui ripreso per gentile concessione) corrispondono a quelli dell’intervento pronunciato da Alessandro Manfredi all’evento del 23 novembre a Milano, “Lombardia 2030. La Lombardia nel mondo che cambia”.
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