Conclusa la terza fase di «L'inclusione si fa solo insieme»

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Poco più di tremila persone hanno partecipato alle iniziative della campagna promossa da LEDHA che accompagna il percorso di implementazione della "Legge 25". Il terzo report di aggiornamento fotografa la situazione

Si è conclusa il 10 luglio 2024 la terza fase della campagna “L’inclusione si fa solo insieme”, l’iniziativa promossa da LEDHA-Lega per i diritti delle persone con disabilità che accompagna il percorso di implementazione della legge regionale 25/22 dedicata alle “Politiche di welfare sociale regionale per il riconoscimento del diritto alla vita indipendente e all’inclusione sociale di tutte le persone con disabilità”.

La campagna è stata promossa in collaborazione con CSVNet, FAND, Forum Terzo Settore Lombardia e Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell'Università degli Studi di Milano Bicocca e ha preso il via nella primavera 2023. In totale si sono svolti 98 incontri che hanno toccato tutte le province della Lombardia tra focus group (46), seminari pubblici (23), incontri di formazione, convegni e presentazioni. A questi si aggiungono un evento che si è svolto ad Asti e un webinar realizzato in collaborazione con Fish Calabria. Complessivamente, hanno partecipato agli incontri poco più di tremila persone.

Obiettivo della campagna è quello di presentare la “Legge 25” al maggior numero di persone e di realtà territoriali possibili. E al tempo stesso vuole essere un’occasione per un dialogo aperto con cittadine e cittadini, Comuni, ASST, associazioni, enti gestori di servizi e anche direttamente con persone con disabilità, familiari, operatori e volontari, per mettere a fuoco i problemi e valorizzare le esperienze già attive nella promozione del diritto alla vita indipendente e all’inclusione sociale di tutte le persone con disabilità che vivono in Lombardia.

Per farlo sono stati somministrati dei questionari ai partecipanti, cui hanno risposto in totale 500 persone, cui è stata chiesta una valutazione su alcuni aspetti della vita delle persone con disabilità nel territorio di appartenenza come il tasso di inclusività, la “quantità” delle prestazioni e dei sostegni disponibili per le persone con disabilità e una valutazione rispetto possibilità delle persone con disabilità di poter o meno scegliere dove e con chi vivere. Rispetto a quest’ultimo quesito, il 76,5% del campione ritiene che le persone con disabilità possano scegliere dove e con chi vivere, come invece è previsto dall’articolo 19 della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità.

“Analizzando i dati raccolti si può notare come il welfare sociale lombardo appaia non adeguato alle esigenze delle persone con disabilità ma anche che quanto esistente possa risultare il punto di partenza per creare un welfare inclusivo -si legge nel report pubblicato da LEDHA e che fotografa l'andamento della campagna-. Emerge la necessità di un incremento tanto quantitativo che qualitativo, capace di stabilizzare e sviluppare le collaborazioni già esistenti, di superare la frammentazione degli interventi e avviare azioni capaci di contrastare l’isolamento e la solitudine delle persone con disabilità”. Particolarmente significative, a questo proposito, appaiono le richieste di riforma dell’attuale sistema dei servizi domiciliari, semiresidenziali e residenziali.

Un quadro analogo è emerso dalla restituzione dei partecipanti ai focus group (45 in tutto, organizzati in 38 città diverse) cui hanno partecipato circa 600 persone che nel 48% dei casi fa parte di enti pubblici e nel 47% di enti del privato sociale. “Complessità” e “fatica” sono i due termini maggiormente utilizzati per definire la vita delle persone con disabilità nei propri territori.

“Rispetto ai questionari emerge con maggior forza la parola ‘fatica’ e viene confermata la descrizione della condizione delle persone con disabilità come segnata dalla ‘solitudine’, e dalla ‘frammentazione’. Tra le parole positive si trovano ‘evoluzione’ e ‘opportunità’”.

In merito allo stato di salute del sistema di welfare sociale locale, all’interno dei focus group sono prevalse le osservazioni critiche e quindi le segnalazioni dei problemi e dei disagi vissuti dalle persone con disabilità, dai familiari e dagli operatori. Non sono mancati, però, gli interventi che in apertura mettevano comunque in risalto i “grandi passi in avanti” compiuti e anche il fatto che il mondo della disabilità stia vivendo una fase “vivace” e “di fermento”, così come gli apprezzamenti per l’esistenza di una “rete” fra i diversi attori del welfare sociale territoriale.

“Nel complesso, il punto di vista delle persone coinvolte nei focus group sembra confermare come i sostegni offerti dall’attuale modello di welfare consentano a molte persone con disabilità (ma non certo a tutte) di trovare risposte ai propri bisogni assistenziali ma con ancora il deciso supporto dei propri familiari -si legge nel report-. Un complesso di interventi, servizi e prestazioni che appare però non adeguato a promuovere e rispettare non solo il diritto all’indipendenza e all’inclusione sociale ma anche la semplice partecipazione di molte persone con disabilità alle scelte che riguardano le loro esistenze”.

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