Il Consiglio dei ministri del 27 ottobre ha approvato il disegno di legge delega in materia di disabilità che pone le basi quella “Legge quadro per le disabilità” prevista dal Pnrr alla Missione 5 – componente 2. Una riforma per cui il Pnrr però non stanzia nuove risorse. «La riforma che intendiamo promuovere pone al centro la persona con le sue esigenze, le sue relazioni, i suoi desiderata: si realizza così l'obiettivo del progetto di vita personalizzato e partecipato, fondamentale richiesta del mondo associativo ed essenza della convenzione Onu», ha scritto la ministra Erika Stefani.
Il comunicato del Governo indica sei ambiti di intervento della delega:
«Il cuore della riforma sarà il nuovo sistema di riconoscimento della condizione di disabilità, in linea con la Convenzione Onu», si legge sul sito del Governo: «Questo nuovo sistema si basa sulla valutazione multidisciplinare della persona, finalizzata all'elaborazione di progetti di vita personalizzati che garantiscono i diritti fondamentali. Tali interventi sono volti a supportare l’autonomia e la vita indipendente delle persone con disabilità in età adulta, prevenendo forme di istituzionalizzazione».
Da mesi le associazioni avevano una interlocuzione con il Governo in vista di questo disegno di legge delega: «La nostra Federazione ha presentato proposte che in gran parte ritroviamo nel decreto, le nostre richieste sono state in larga parte accolte e questo ci fa ben sperare anche rispetto ai decreti attuativi che ora dovranno dare corpo e sostanza ai princìpi affermati», commenta Vincenzo Falabella, presidente della Fish. Il decreto di legge delega «pone le basi per una revisione della norma nazionale che possa dare dignità e corpo ai principi contenuti nella Convenzione Onu. Dalla definizione della condizione della disabilità passando dalla modifica della condizione di accertamento arrivando alla vita indipendente e alla lotta alla segregazione, abbiamo posto al centro un doveroso cambiamento, che vedrà presto atti legislativi concreti che incideranno significativamente sulla vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie, dando loro dignità».
I decreti legislativi per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di disabilità dovranno arrivare entro 20 mesi dalla data di entrata in vigore della legge delega. I principi e criteri direttivi della delega prevedono l’adozione di una definizione di disabilità coerente con l’articolo 1, comma 2 della CRPD, definizione che andrà introdotta nella legge 104/1992 e la definizione di un processo valutativo della condizione di disabilità; l’adozione dell’ICF i fini della descrizione e dell’analisi del funzionamento della disabilità e della salute; l’adozione di una definizione di profilo di funzionamento coerente con la Classificazione ICF; l’introduzione nella legge 104 della definizione di accomodamento ragionevole, prevedendo adeguati strumenti di tutela.
«La legge Quadro sulla disabilità non potrebbe non partire dall’«adottare un concetto di disabilità in linea con la Convenzione e di garantire che la normativa sia posta in atto e incorpori il nuovo concetto in modo omogeneo su tutti i livelli di governo, regionali e territoriali” e dall’«adottare immediatamente una definizione di accomodamento ragionevole in linea con la Convenzione e porre in atto una norma giuridica che stabilisca esplicitamente che il rifiuto di un accomodamento ragionevole costituisce una discriminazione basata sulla disabilità in tutte le aree della vita, compresi i settori pubblico e privato», aveva scritto la Fish nel documento consegnato alla ministra Stefani. «Il principale diritto che occorre assicurare, è quello di far sì che le persone abbiano la concreta opportunità di scegliere come vivere il proprio percorso di vita come un diritto “umano” connesso a ciascuna persona, indipendentemente dal profilo di funzionamento». Tra i contenuti auspicati dalla Fish c’erano anche «la progettazione in amministrazione condivisa con Terzo settore e comunità, dal momento che per attivare sostegni personalizzati anche del tutto innovativi o comunque non riconducibili alle ordinarie unità di offerta occorre che nella progettazione (inclusa la costruzione del budget di progetto ì) ci sia un “elemento trasversale e di rete” tra le Amministrazioni che vengono interessate dalla costruzione dei sostegni e tra queste e il Terzo Settore, agendo nella messa in compartecipazione delle progettualità.
«È un passo in più, speriamo che le cose procedano sfruttando l’esperienza associativa di tutto il nostro mondo, che può sempre dare suggerimenti: è un’occasione, speriamo di andare avanti», dice Marco Rasconi, presidente di Uildm. Mentre per Roberto Speziale, presidente nazionale di Anffas, «la legge delega sulla disabilità approvata dal consiglio dei ministri definisce una cornice che nei prossimi 20 mesi va riempita di contenuti attraverso i previsti decreti applicativi. Questo rappresenta una occasione da non perdere per finalmente introdurre nel nostro ordinamento un insieme di norme che, ispirandosi alla convenzione Onu, sia concretamente in grado di garantire diritti e qualità di vita ai milioni di cittadine e cittadini con disabilità ed ai loro familiari. Non appena avremo il testo potremo pronunciarsi nel merito ma, si da ora, possiamo affermare che con spirito collaborativo ci dichiariamo pronti a dare il nostro apporto a partire dalle auspicate audizioni delle competenti commissioni parlamentari che dovranno definire il testo definitivo di legge delega approvata dal consiglio dei ministri su proposta del ministro per le disabilità Erika Stefani».
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