L’art. 19 della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità “vita autonoma ed inclusione nella comunità” sancisce il diritto delle stesse a poter scegliere liberamente, sulla base di eguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere, senza essere obbligate a vivere in una particolare sistemazione abitativa. Lo stesso articolo prevede inoltre che le persone con disabilità devono avere accesso ad una serie di servizi di sostegno domiciliare, residenziale o di comunità, compresa l’assistenza personale necessaria per permettere loro di vivere all’interno della comunità ed inserirsi al suo interno ed impedire che le stesse siano isolate o vittime di segregazione.
Tali diritti vengono, ancor oggi, diffusamente negati. Le persone con disabilità e le famiglie continuano infatti ad incontrare enormi barriere che si frappongono fra i diritti che le norme e la Convenzione riconoscono loro e l’esigibilità degli stessi. Non di rado, la mancata ed oculata pianificazione dei sostegni determina interventi emergenziali e non appropriati sconfinando in soluzioni istituzionalizzanti e segreganti. Soluzioni queste, rispetto alle quali, anche la pandemia in atto ne ha sancito l’assoluta inefficacia laddove ad essere stati più esposti alle più nefaste conseguenze sono state proprio quelle persone che il sistema presupponeva di voler proteggere.
La legge n. 112/2016, cosiddetta del “durante e dopo di noi”, partendo proprio da tali assunti, ha cercato di proporre innovative risposte inerenti sia percorsi di vita che soluzioni alloggiative coerenti con i principi sopra enunciati. Purtroppo, sia l’art. 14 della legge 328/00, ad oltre 20 anni dalla sua emanazione, sia la L. 112/16 ad oltre 5 anni dalla sua entrata in vigore, stentano a produrre i risultati attesi. Le motivazioni possono essere molteplici. Dalla modifica del titolo V della Costituzione che ha comportato un innegabile rallentamento della L. 328/2000, alla mancata infrastrutturazione dei territori che non sempre si sono dimostrati capaci ad avviare idonei percorsi di valutazione multidimensionale per la progettazione individualizzata dei sostegni nonché per l’incapacità a ri-pensare servizi e soluzioni non standardizzate. Molto più complicato del previsto appare anche il passaggio dal precedente modello medico al nuovo modello bio-psico-sociale, introdotto dall’OMS e così ri-orientare l’intero processo di presa in carico e dei connessi servizi. In buona sostanza si tende, ancora oggi, diffusamente, ad adattare le persone a servizi preconfezionati e standardizzati e non già i servizi stessi alle persone.
Alla luce di tali considerazioni nonché all’esito del progetto “Liberi di scegliere… dove e con chi vivere”, realizzato con finanziamento concesso dal Ministero del lavoro e politiche sociali per l’annualità 2018 a valere sul Fondo per il finanziamento di progetti e attività di interesse generale nel terzo settore di cui all’art.72 del decreto legislativo n.117/2017, tra le tante attività poste in essere, i cui risultati sono stati presentati ufficialmente lo scorso 1° dicembre facendo registrare oltre 2.200 presenze, si è previsto anche di predisporre, sotto forma di raccomandazioni ai decisori politici, un documento (DISPONIBILE QUI) teso a:
Tale documento è stato recapitato da Anffas Nazionale nei giorni scorsi ai singoli destinatari a livello nazionale, regionale e locale, facendo già registrare alcuni riscontri che ne dichiarano la condivisione.
Inoltre, Anffas ritiene opportuno suggerire anche la ricerca di soluzioni che possano garantire una maggiore semplificazione ed efficacia nei processi applicativi della legge in oggetto. A tal fine le indicazioni da fornire ai territori devono risultare sempre chiare, precise e dirimenti. Al tempo stesso si rende indispensabile ampliare e normare maggiori spazi di flessibilità onde consentire ai territori di sperimentare, anche “creativamente” e con l’attivo coinvolgimento del Terzo Settore, le più innovative soluzioni consentendo anche una progettazione “dal basso” che, pur in coerenza con le finalità della citata legge, non trovi nella stessa una barriera insuperabile. Una “libertà di movimento” che abbia quale stella polare gli esclusivi interessi delle persone con disabilità e dei loro familiari, rendendoli effettivamente liberi di poter scegliere come, dove e con chi vivere e così avere una vita di qualità pienamente inclusa nel proprio contesto di riferimento.
Tutti i materiali, ivi comprese le raccomandazioni in oggetto, prodotti nell’ambito del sopracitato progetto “Liberi di scegliere… dove e con chi vivere” sono disponibili nella sezione dedicata al seguente link: http://www.anffas.net/it/progetti-e-campagne/liberi-di-scegliere-dove-e-con-chi-vivere/
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