Aci Welfare Lombardia, Agespi Lombardia, Aiop, Anaste, Anffas Lombardia, Aris, Uneba Lombardia si rivolgono all’assessore Moratti e e al direttore generale welfare Pavesi. Evidenziate le difficoltà del settore, dalla carenza di figure professionali all’aumento dei costi dell’energia.
MILANO - “Bisogna salvaguardare la macroarea dell’Unità di Offerta, Sociosanitaria, che deve proporzionatamente beneficiare dell’ampliamento del Fondo Sanitario fissato dalla legge di Bilancio 2022 (L. n. 234/2021), ossia più di quanto risulta nella Dgr 5941/22”. E’ la richiesta che presentano all’assessore al welfare della Regione Lombardia Letizia Moratti e al direttore generale welfare Giovanni Pavesi le associazioni di categoria del settore sociosanitario Aci Welfare Lombardia, AGeSPI Lombardia, Aiop, Anaste, Anffas Lombardia, Aris, Uneba Lombardia.
Le associazioni evidenziano nella lettera le difficoltà del settore sociosanitario, peraltro già evidenziate da Uneba anche a livello nazionale: dalla carenza di figure professionali all’aumento dei costi dell’energia. E anche se, come tutti sperano, la situazione sanitaria migliorerà, alcuni costi resteranno invariati: “in particolare – scrivono le associazioni- quelli relativi alla cautela preventiva e alla necessità in autunno di provvedere a rivaccinare le persone fragili, a disporre di terapie in caso d’insorgenza di Covid-19, che è comunque per quanto attualmente conosciuto più grave di una comune influenza, e ad attuare test di screening e di diagnostica differenziale tra Covid-19 e altre malattie respiratorie”.
Le associazioni presentano allora all’assessore Moratti alcune richieste. Innanzitutto “studiare modalità operative affinché le strutture, qualora per motivazioni collegate alla congiuntura complessa (implementazione misure igieniche e preventive e carenza di personale), non riuscissero ad utilizzare l’intero budget sanitario loro assegnato per l’anno 2022, in via eccezionale possano ugualmente vederselo riconosciuto”. Poi “occorre avere un riconoscimento dell’inflazione nella quota sanitaria”; quindi “bisogna definire un ‘prezzo amministrato’ dell’energia, per cui le aziende pagano solo una parte del costo effettivo”.
Inoltre, affermano, “è quanto mai opportuno procedere oltre il 31 dicembre 2022 in deroga – con iter semplificati al massimo – alle norme che disciplinano le procedure per il riconoscimento delle qualifiche professionali sanitarie conseguite in uno Stato dell’Unione europea o in Stati terzi”.
Infine, “va data la possibilità agli enti gestori unici – con l’obbligo dell’isorisorse – di poter operare in deroga al criterio prospettato nelle vostre slide per le regole 2022 in merito allo spostamento di volumi di posti letto a contratto e delle relative quote budget, ossia senza confinamenti territoriali, quindi prendendo in considerazione anche i territori ATS – ASST che sono al di sopra della media regionale in quanto a p.l. Rsa ogni 10000 abitanti ultra75enni. Ciò perché in alcuni territori la domanda è stata disomogenea e non si è pertanto raggiunta una saturazione sostenibile, ma soprattutto si son dovuti rallentare gli ingressi per carenza di personale sanitario e sociosanitario. Tale dinamica non verrà storicizzata e con l’esercizio 2023 sarà ripristinato il bdg iniziale nelle rispettive ATS -ASST”.
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