Far inclusione significa cambiare le regole del gioco

Tratto da

di Marco Faini

Pubblichiamo di seguito una lettera aperta a Carlo Conti, direttore artistico del festival di Sanremo, a firma di Marco Faini, Componente del Centro studi giuridici e sociali di ANFFAS nazionale

 

Egregio signor Carlo Conti

Mercoledì sera, la terza serata dell’edizione 2025 del Festival di Sanremo, ha ospitato per pochi minuti alcune persone con disabilità, davanti a milioni di persone, oltre a quelle presenti in sala.

Bene. Bello. Utile? Dipende.

Non dagli scopi che intendeva raggiungere, perché non li conosco e quindi non mi permetto di esprimere alcunché. Quello che invece posso dire, esprimendo così il mio pensiero, è rispetto alle parole che mercoledì sera lei e il suo ospite, responsabile del Teatro Patologico, avete utilizzato.

E rivolgendomi a lei, vorrei chiarire che non lo faccio solo in quanto direttore artistico di questa edizione. Mi rivolgo a lei soprattutto perché, attraverso ciò che decide di mettere in scena e descrivere, contribuisce (tanto o poco che sia) a formare opinioni, a elaborare pensieri. E quindi, poi, nelle quotidianità di quei milioni di persone, a compiere atti e comportamenti concreti.

Mi piacerebbe dire che le sue parole “al servizio di chi soffre di disabilità” sono fuori dal tempo, dalla scienza e dalle norme. Ma così pare non sia, visto che sebbene il nostro Paese abbia fatto propria la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, persone come lei continuano a considerare la condizione delle persone con disabilità come esito di una o più malattie e quindi, si sa, si cura finché si può, finché si conosce, finché serve, o finché ci sono i soldi…ma poi, poi ci sono dei limiti, delle barriere.

Ecco, siamo al punto: sono proprio le barriere che, in relazione alla condizione della persona e quindi alle sue menomazioni durature, generano la disabilità.

E le barriere, signor Conti, si affrontano solo in due modi: o si decide di abbatterle, o si decide di tenerle. Ma rimanendo inalterate continueranno a fare il loro sporco lavoro: escludere, emarginare, separare, fermare. E definire “malattia” la disabilità e “cura” l’esperienza teatrale è esattamente uno dei modi (magari non intenzionale) di mantenere le barriere, e tornare a parlare e a rappresentare la condizione delle persone con disabilità strizzando l’occhio al pietismo.

La prova? Torniamo alle parole. Quanti anni hanno le persone che ieri sera erano sul palco? Tutti sedicenni, diciottenni? Tutti ragazzi e ragazze? O vi erano anche uomini, donne, esattamente come lei e me.

Ragazze, ragazzi, a cui molto si concede, anche perché sono bravi ragazzi, ma a cui mai si concede la parità di essere uomini e donne tra gli uomini e le donne. Siamo ancora lì. Anzi no, Lei è ancora lì, a guardare con benevolenza persone che nessun regolamento festivaliero ha sin qui valutato di ammettere alla manifestazione culturale più seguita in Italia.

Chi prima di me ha lottato per i diritti di uguaglianza delle persone con disabilità mi ha insegnato che la “cura” è l’inclusione sociale, e che fare inclusione significa cambiare le regole del gioco, rendere gli spazi, i servizi e i funzionamenti delle comunità fruibili per tutti e per tutte, e laddove non si riesca, garantire uguaglianza di partecipazione elaborando di comune accordo forme di accomodamento ragionevole.

Le do un consiglio, anzi, uno strumento, che un operatore della comunicazione come lei dovrebbe già conoscere e utilizzare. È un piccolo volume, poche pagine, si intitola “Le parole giuste”. Lo trova gratuitamente sul sito dell’ANFFAS, la mia associazione, popolata da persone con disabilità e familiari che da anni non utilizza più le parole che Lei e il suo ospite avete utilizzato…si faccia delle domande.

Marco Faini, Componente del Centro studi giuridici e sociali di ANFFAS nazionale

LEDHA-Lega per i diritti delle persone con disabilità ha lanciato una petizione rivolta al direttore artistico del festival di Sanremo e alla dirigenza Rai per chiedere che nella prossima edizione non si parli di disabilità. Per saperne di più leggi la notizia sul sito di LEDHA.

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