Il convegno organizzato l’8 maggio 2024 all’interno della Campagna “L’inclusione si fa solo insieme” è stata un’importante occasione per dar voce a ciò che i servizi Zelinda stanno realizzando nei nostri territori della Val Cavallina (provincia di Bergamo). A presentare e a divulgare ciò che quotidianamente viene fatto, sono state proprio le persone che frequentano i servizi (CDD e SFA).
Uno degli aspetti fondamentali sui quali si basano i servizi Zelinda nasce proprio dal concetto di disabilità che riguarda il rapporto tra la persona e il suo ambiente di riferimento: aspetto che troviamo all’interno della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Questo presupposto guida l’organizzazione dei nostri servizi. Negli anni abbiamo riscontrato l’importanza della persona con disabilità all’interno del contesto famiglia e territorio; la centralità della comunità, delle relazioni e delle opportunità. Per questo, sempre più, i servizi si sono modulati “sull’abbattere le barriere” e per diventare luoghi facilitatori dove si creano e costruiscono relazioni non solo internamente ma soprattutto nei vari contesti territoriali[1].
Negli anni abbiamo anche scoperto quanto sia importante la conoscenza e la consapevolezza. Per i servizi sensibilizzare la società nel suo insieme, significa: non pensarsi come servizi chiusi in sé stessi, ma come fruitori di opportunità e di occasioni attraverso ad es. incontri con studenti con l’apertura a progetti di tirocinio in collaborazione con le scuole (Tirocini, PCTO, progetto teatrale); con la promozione di attività interne aperte anche al territorio (es. la ginnastica preventiva adattiva, i cre estivi), combattendo gli stereotipi e i pregiudizi sul tema della disabilità mostrando una “disabilità attiva” attraverso quelle attività di volontariato in contesti come gli oratori dove le persone con disabilità possono mostrare le loro competenze e organizzare dei laboratori per bambini o gestire il bar dell’oratorio per le persone adulte.
Box 1 – Le voci del territorio Il progetto teatrale “Ascolto in movimento” in atto a Trescore con il Consorzio Servizi della Valcavallina e l’IIS Lorenzo Lotto di Trescore, nel quale sono coinvolti utenti del CDD e dello SFA, con studenti della scuola superiore, ha l’ambizione di essere un progetto di “inclusione”. “Inclusione” è una parola che ritorna spesso nei discorsi di tutti coloro che hanno a cuore per varie ragioni alcune persone in situazione di disabilità, fragilità, emarginazione. l’inclusione, quella vera, avviene solo nell’incontro reale e concreto tra le persone. Tra due persone che innanzitutto imparano reciprocamente a conoscersi, a ricordare il nome l’uno dell’altro e ad associarlo a esperienze quotidiane e vive. L’incontro tra le persone non è mai fatto una volta per tutte, è da rifare sempre, ogni giorno: disabilità è una parola generica nei documenti, nella realtà ha il nome di Sara, Andrea, Jessica… E ad ogni nome corrisponde un aspetto fisico, un diverso colore degli occhi, un temperamento, una volontà, un’età, dei pregi e dei difetti, giornate liete e lune storte. Ad ogni nome corrispondono emozioni e sentimenti che nel cammino cambiano: timore, pudore, meraviglia, gioia, affetto, ammirazione e talvolta anche rabbia, irritazione, fastidio. L’inclusione, quella da vivere e costruire, si fa nel tempo, in una serie di incontri. |
Significa anche favorire l’accrescimento del rispetto e della dignità partecipando ad attività sportive in palestra o in piscina che permettono di creare relazioni con i vari contesti; promuovere il riconoscimento delle capacità, dei meriti e delle attitudini delle persone con disabilità, del loro contributo nell’ambiente lavorativo e sul mercato del lavoro attraverso laboratori all’interno di piccoli negozi/botteghe dove le persone con disabilità svolgono delle mansioni dove, oltre che mostrare le loro competenze producono anche un’attivazione del contesto (il pizzaiolo o il barista che si propongono di ospitare la persona con disabilità all’interno del proprio negozio perché hanno colto il senso di responsabilità e il valore di quei momenti mettendosi in gioco e affidandosi ai servizi).
Box 2 – Le voci del territorio “Noi di Amo la Pizza siamo orgogliosi di annunciare un nuovo progetto che ci sta a cuore. Abbiamo deciso di aprire le porte del nostro locale a ragazzi disabili, offrendo loro non solo un’opportunità di lavoro, ma anche un ambiente in cui sentirsi valorizzati e parte di una grande famiglia. Crediamo che la diversità sia una ricchezza inestimabile e siamo convinti che ogni persona, con le sue unicità, possa contribuire a rendere il nostro mondo migliore. Insieme, vogliamo dimostrare che l’inclusione è una forza che arricchisce tutti, unendo le nostre energie per creare non solo ottima pizza, ma anche un futuro più giusto e solidale.” “I ragazzi all’interno dell’Oasi del WWF svolgono una funzione di gestione e manutenzione dell’area protetta di Valpredina e del CRAS. Il valore aggiunto che portano nel venire da noi, al di là dell’attività manuale e del supporto che ci danno (è qualcosa che se non ci fossero loro dovremmo farlo noi! e già questo è un valore aggiunto!) è rappresentato da una forte inclusività dove il venire in questo ambiente naturalistico permette a tutti noi di costruire delle relazioni significative con loro e la natura e viceversa e dove ad ognuno viene dato un ruolo. Di fatto vengono impartiti a loro dei compiti come vengono dati ad ogni volontario, essere alla pari con chiunque viene a darci una mano per noi è fondamentale e questo si sente molto. Inoltre anche noi abbiamo imparato da loro a stare nel gruppo, il fare qualcosa assieme, nello stare insieme durante l’attività.” |
Le persone, protagoniste del proprio progetto di vita
I Servizi Zelinda credono fortemente alla partecipazione delle persone con disabilità alla costruzione del loro progetto di vita come previsto dalla L.r. 25/22[2] e da recente D.lgs 62/24[3].
Per questo motivo gli operatori partono sempre dai desideri della persona e della famiglia per costruire ogni anno un percorso che sia il più possibile vicino alle aspettative e ai desiderati con la consapevolezza delle competenze e delle attenzioni necessarie per ogni singola persona. Questa modalità è certamente più complessa rispetto al proporre una programmazione “calata dall’alto” poiché significa mettersi sempre in gioco e a volte fare i conti anche con le sconfitte.
Box 3 – Servizi senza centro con persone al centro Attività ginnastica adattiva-preventiva |
La voce delle persone che frequentano i servizi viene sempre messa al centro. Ad es. prevediamo la loro partecipazione alle “commissioni annuali”, quei momenti di incontro di aggiornamento, confronto e presentazione progetti individuali tra famiglie, assistenti sociali, referenti del Comune di appartenenza, educatore professionale e coordinatore del servizio diurno.
Cerchiamo di modulare i servizi sempre più in base alle esigenze e ai desideri della persona, distaccandoci dagli orari convenzionali 9.00 – 16.00, proponendo attività anche in orari serali /notturni o al mattino presto.
I servizi sono da considerarsi una “piazza” dalla quale partono una serie di percorsi riabilitativi e relazioni che non riguardano esclusivamente la persona con disabilità ma tutta la comunità che sempre più scopriamo sia quella fortemente da abilitare[4].
Box 4 – Servizi senza centro con persone al centro Attività Oratorio Trescore |
Tramite le azioni della L. 112/16 dedicate al tema del “Durante/Dopo di Noi”, i weekend fuori casa, sono esperienze che rafforzano questi aspetti e offrono tante opportunità: di fatto chi vive i weekend ha la possibilità di sperimentarsi in momenti di condivisione all’interno di una casa, vivere il senso di appartenenza ad un gruppo e la possibilità di effettuare delle scelte in funzione alle proposte che ci sono sul territorio.
Alcune sfide da affrontare
Nel vivere i diversi momenti sul territorio non si nascondono alcune difficoltà riguardanti la poca conoscenza nei confronti del mondo della disabilità che in alcune situazioni hanno creato resistenze nella realizzazione di possibili momenti di inclusione. “Uscire sul territorio e farci conoscere” pensiamo possa essere con il tempo un’arma vincente.
Al contempo, è importante che le figure professionali come l’educatore o l’assistente sociale posino il loro sguardo oltre il solo mondo della disabilità per abbracciare l’intera comunità. E’ necessario coltivare sempre più questa predisposizione e generare un vero e proprio lavoro di comunità, in grado di stabilire le condizioni culturali perché si realizzi una dinamica di sussidiarietà e co-progettazione, che faccia da fondamento a progettualità stabili e partecipate, con un sapiente mix di sostegni formali e non formali.
Box 5 – Servizi senza centro con persone al centro L’inclusione |
[1] Si segnalano alcuni contributi pubblicati su LombardiaSociale.it riguardo altre esperienze virtuose realizzate nei territori lombardi sul tema:
Fondazione Stefania, Servizi per la disabilità. Chi non si rigenera, degenera, 18 novembre 2022
Bollani M., Disabilità: servizi per l’inclusione e la vita indipendente, 5 dicembre 2022
Cesco R., Essere o stare. Il miglior servizio è quello vuoto, 19 dicembre 2022
Rigamonti R. e Plebani R., La Casa di Quartiere Laorcalab, un’esperienza lecchese, 28 maggio 2024
[2] Per approfondimenti si segnalano alcuni tra i contributi pubblicati su LombardiaSociale.it:
Morelli R., Una persona è una persona tramite altre persone, 23 aprile 2024
Plebani R., Voglio una vita … di quelle fatte così, 29 maggio 2024
[3] Per approfondimenti si segnalano i seguenti contributi pubblicati su LombardiaSociale.it:
Franchini R., Il Progetto di vita: verso la sperimentazione, 19 giugno 2024
Merlo G, Disabilità: un progetto (di vita) per tutti, 21 giugno 2024
[4] Cit. Gamba Benvenuto, Responsabile Unico di Gestione e dei Servizi Sociali della Val Cavallina